Letalità COVID allo 0,003: ecco il dato che fa ben sperare

E’ noto che le notizie allarmistiche sono quelle che portano con sé più click.

E’ nella natura umana essere attirati da notizie che ci mostrano aspetti drammatici, sebbene le cose tendano ad andare sempre meglio (in tal senso, suggeriamo la lettura di ‘Factfulness’ del medico svedese Hans Rosling, scomparso nel 2017. Un libro “ottimista” che però ci metteva in guardia dal rischio di pandemie globali).

E così anche nel caso della pandemia (che ha di per sé portato ad un incremento delle notizie allarmistiche) tende a fare più notizia l’aumento dei nuovi casi, passati dalle poche centinaia di inizio luglio alle diverse migliaia di fine mese (ieri i nuovi casi registrati sono stati 6.509).

Il Corriere della Sera, per esempio, ha sottolineato come l’aumento dei contagi possa essere collegato ai festeggiamenti conseguenti alla vittoria dell’Europeo da parte degli azzurri di Mancini, citando l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità (Iss):

Da fine giugno l’incidenza nei maschi fra i 10 e i 39 anni risulta essere sempre maggiore rispetto a quella osservata nelle femmine. Verosimilmente tale andamento può essere dovuto a cambiamenti comportamentali transitori (es. feste e assembramenti per gli Europei di calcio).

E così spazio ai sensi di colpa, quando la parte saliente della notizia potrebbe essere in realtà un’altra, che mostra l’utilità della vaccinazione:

L’Iss stima un forte effetto di riduzione del rischio di infezione nelle persone completamente vaccinate rispetto ai non vaccinati: 88% per la diagnosi, 95% per l’ospedalizzazione, 97% per i ricoveri in terapia intensiva e 96% per i decessi. «Una più elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione — conclude l’Iss — rappresentano gli strumenti principali per prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenute da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità.

Covid, aumentano i casi: c’è da preoccuparsi?

Ma torniamo al punto da cui siamo partiti: se i nuovi positivi aumentano, c’è davvero da preoccuparsi?

Andiamo a vedere i numeri di ieri, riportati da Google:

Come già accennato, Google riporta 6509 nuovi casi (sebbene il ministero della Salute parli di 6513 contagiati – come vedremo in seguito. Un gap comunque minimo).

E la forma dell’andamento è effettivamente inquietante, se è vero che sembra l’inizio di una delle famigerate curve che ci assillano da inizio pandemia.

Ma andiamo a vedere il numero dei decessi.

I decessi – per fortuna – sono appena 16.

Andando quindi a prendere in considerazione i dati dell’ultima settimana – per andare a vedere la letalità del virus – il rapporto tra numero di decessi e nuovi positivi è di poco superiore allo 0,003 (0,3% in percentuale, cifre ben distanti da quelle riportate nelle precedenti ondate).

Inoltre, bisogna considerare come il numero dei reali contagiati è ovviamente molto maggiore di quelli riportati e quindi il dato legato alla letalità del virus che emergerebbe sarebbe molto più basso.

Andando poi avedere i numeri legati a nuovi ricoverati (in ospedale e in terapia intensiva), anche in questo caso i numeri non sono – fortunatamente, ribadiamo – preoccupanti: +39 ricoverati con sintomi e +13 ricoverati in terapia intensiva ieri, con soli 214 posti occupati in tutte le terapie intensive d’Italia.

E’ necessario continuare a mantenere alta la guardia e a osservare le norme che  ormai abbiamo interiorizzato (distanziamento sociale, uso della mascherina et similia).

Ma guardiamo al futuro con serenità, le cose per addesso non vanno così male.

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