Rapina Frosinone, tabaccaio indagato per omicidio: la sua testimonianza

Rapina Frosinone, il tabaccaio che ha sparato ed ha ucciso il ladro ora è indagato per omicidio. Nel frattempo arriva anche la sua testimonianza: ha rilasciato un’intervista al ‘Corriere della Sera’ dove ha parlato di tutto quello che è successo nella serata di ieri

Frosinone, spara al ladro e lo uccide
Frosinone, ucciso un ladro (screenshot video YouTube)

E’ stata una notte che non dimenticherà facilmente la famiglia Fiorelli. Sandro, 59 anni, è molto conosciuto a Santopadre (provincia di Frosinone), visto che possiede una tabaccheria. Nella serata di ieri un gruppo di malviventi ha fatto irruzione nella sua villa. Ad accorgersi per primo, che qualcosa non stesse andando per il verso giusto, è stato suo figlio che ha subito chiamato il padre. Quest’ultimo ha preso il suo fucile ed ha sparato ad uno dei ladri uccidendolo sul colpo. Ha messo in fuga anche gli altri che hanno fatto perdere le loro tracce ed ora sono ricercati dalle forze dell’ordine.

Come riportano alcune fonti locali pare che l’uomo, in passato, è stato derubato più volte nei pressi della sua abitazione. I militari hanno interrogato l’uomo che, in questo momento, è indagato per omicidio. Dopo aver sparato al malvivente ha chiamato sia i carabinieri che i soccorsi: una volta giunti sul posto, però, i tentativi di rianimarlo sono stati tutti inutili visto che Mirel Joaca Bine era già morto. Nel frattempo il ‘Corriere della Sera’ rivela alcune dichiarazioni da parte di Sandro Fiorelli.

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Rapina Frosinone, Fiorelli: “Ho difeso la mia famiglia

Ci ha tenuto a ribadire che si è trattata di legittima difesa visto che anche il ladro era armato ed era pronto a sparare. Solo che Fiorelli lo ha anticipato e lo ha colpito. Queste sono alcune delle sue parole: “Mi sono difeso. Avevo paura che mi sparasse. Quando sono entrato in casa ho sentito dei rumori ed ho subito capito che ci fosse qualcuno dentro.

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Ho visto che il malvivente ha impugnato la pistola contro di me e gli ho sparato. Ho difeso mio figlio e anche la mia vita“. Nel frattempo le indagini continuano: ora il tabaccaio rischia addirittura il carcere.

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