Malika, cacciata di casa perché lesbica: usa i soldi delle donazioni per comprarsi una Mercedes

E’ stata una vicenda di cui s’è parlato parecchio, anche per la eco mediatica creata dai servizi dedicati alla vicenda dalle Iene.

Parliamo della storia di Malika, la ragazza 22enne di Castelfiorentino (in Toscana) cacciata di casa dai genitori perché lesbica.

Una vicenda colpì tutti quanti, anche perché durante i servizi del programma Mediaset furono proposti degli audio tremendi rivolti alla giovane dalla madre.

Frasi come: “Ci hai fatto toccare il fondo sempre di più”.

O ancora: “Gli altri sono fortunati perché hanno figli normali. Solo noi siamo schifosi. È il più grande dolore che tu mi potessi dare in vita tua, la più orrenda. Vomito, vomito, vomito per questo schifo”.

Alle Iene raccontò a suo tempo il dramma, fino a che non è riuscita ad avere una casa tutta sua – come raccontato attraverso il suo profilo Instagram, sempre molto aggiornato:

 

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Ma adesso si è ripreso a parlare di Malika per altre ragioni.

E’ stata Selvaggia Lucarelli a fare lo scoop, intervistando la stessa ragazza dopo che Gaia Zorzi – sorella di Tommaso, influencer e vincitore del GF Vip – l’aveva intercettata alla guida di una Mercedes Classe A.

Malika aveva dichiarato fosse dei genitori della fidanzata.

In realtà, poi, ha ammesso a Selvaggia Lucarelli – dopo che la giornalista ha provato a mettersi in contatto con lei:

“Senti io ho 22 anni e volevo togliermi uno sfizio, mi sono comprata una bella macchina, potevo comprarmi un’utilitaria e non l’ho fatto“.

Una scelta assolutamente legittima, se non fosse che i 150mila euro raccolti (attraverso due raccolte) dovevano servire per necessità economiche impellenti della giovane (sarebbero serviti per avvocato e supporto psicologico) e dovevano andare in parte in beneficenza ad associazioni che combattono discriminazioni o ad ospedali pediatrici.

Di queste donazioni non s’è saputo nulla (e anche l’intervista effettuata dalla Lucarelli non serve a far chiarezza) ma ciò che emerge è solo tanta confusione e poca trasparenza.

E in questo caso ci sentiamo di accodarci all’appello della giornalista:

“Il mio augurio per Malika è che la sua vita riparta davvero, ma attraverso un percorso di serenità e di trasparenza, perché al momento mi sembra che manchino entrambe”.

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