Svolta nel caso Becciu, la decisione del Tribunale vaticano

E’ arrivata una decisione a sorpresa da parte del Tribunale vaticano sul caso Becciu. Ecco quanto detto dai legali di uno degli imputati.

Il Tribunale vaticano si è nuovamente pronunciato sul caso Becciu e questa volta la sentenza rischia di aprire a polemiche. Come riferito dall’avvocato di un dipendente della segreteria di Stato, citato da TgCom24, i giudici hanno deciso di annullare i rinvii a giudizio nei confronti di tutti gli imputati accogliendo le richieste presentate dalle difese.

Una decisione sicuramente molto particolare che riapre l’indagine e, soprattutto, costringerà gli inquirenti ad effettuare degli approfondimenti su una serie di capi d’accusa. I punti da chiarire, quindi, sono ancora diversi e per questo motivo si preferisce fare ulteriori verifiche almeno prima di iniziare un processo nei confronti di tutti gli indagati. Tra loro ricordiamo che, oltre Becciu e il dipendente Fabrizio Tirabassi, ci sono anche i finanziari Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi. Nomi che da tempo sono sulle pagine di cronaca.

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Il caso Becciu

Il caso che vede coinvolto il caso Becciu è nato nei mesi scorsi e riguarda principalmente la vendita dell’immobile di Sloane avenue. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, il cardinale Becciu grazie all’aiuto di broker e finanzieri è riuscito ad acquistare questo appartamento provocando nelle casse del Vaticano un danno stimato trai 77 e i 175 milioni di euro.

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La vicenda sembrava essere ormai conclusa con il rinvio a giudizio dei quattro principali indagati, ma i giudici hanno deciso di accogliere le richieste delle difese e annullare questa misura almeno fino a quando non ci sono altri approfondimenti. Si deve ancora capire chi ha truffato, chi è stato truffato e chi ha incassato eventuali dividenti. Punti da chiarire nei prossimi mesi e subito dopo inizierà un nuovo processo nei confronti delle persone coinvolte in questa vicenda. Ricordiamo che il cardinale, che è il più in vista, è stato immediatamente sospeso da Papa Francesco almeno fino a quando non termina l’inchiesta.

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