L’inchiesta sulla morte del piccolo Lorenzo nel 2014, ha accertato cause riconducibili all’assunzione di sostanze velenose trasmesse nello stato fetale: maxi richiesta all’ex Ilva.
Lorenzo nel 2014 non ce l’ha fatta. Ha perso la sua battaglia con un tumore al cervello, diagnosticato quando aveva soli 3 mesi. A 5 anni ha perso la vita, e la famiglia ha scelto di andare fino in fondo, per accertare le cause di una terribile malattia che lo ha portato via. Stando alla perizia incassata dai pubblici ministeri e dalla Procura di Taranto, a provocare la malattia furono le polveri dell’acciaieria, tristemente famosa per gli effetti prodotti sul territorio.
Secondo i Pm Remo Epifani e Mariano Buccoliero, i dirigenti dell’ex Ilva “consentivano la dispersione di polveri e sostanze nocive provenienti dalle lavorazioni di diverse aree dello stabilimento siderurgico, omettendo misure di prevenzione contro infortuni e malattie professionali”. Tutto ciò avrebbe causato una grave malattia neurologica al piccolo Lorenzo. Secondo l’inchiesta infatti si sarebbe ammalato per aver assunto sostanze velenose trasmesse dalla madre in età fetale. Nel cervello è stata accertata la presenza di zinco, acciaio, ferro e alluminio. Per questi motivi, all’ex Ilva, sarebbe arrivata una maxi richiesta di risarcimento.
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I familiari di Lorenzo Zaratta, morto nel 2014 hanno effettuato una richiesta di risarcimento di 25 milioni di euro. Il tutto nei confronti di 9 dirigenti dell’ex Ilva di Taranto. Accusa pesante per loro: omicidio colposo. Le perizie confermano infatti la presenza di agenti velenosi trasmessi dalla madre in età fetale. Il gup Rita Romano ha intanto fissato la prossima udienza per il 14 ottobre. In quella data l’accusa dovrà chiarire i capi di imputazione e le norme violate agli imputati, che avrebbero causato la malattia a Lorenzo. La difesa avrà invece il compito di presentare richieste di riti alternativi.
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