Rummenigge contro il presidente della Juve: “Calcio malato anche per colpa sua”

Karl Heinz Rummenigge, ex amministratore delegato del Bayern Monaco, ha rilasciato una intervista al Corriere della Sera, dove ha rimarcato della Superlega, lanciando una bordata al presidente della Juventus Andrea Agnelli, ex presidente dell’ECA.

“La crisi economica di Barcellona e Juve dimostra come la Superlega fosse la mossa della disperazione. E anche il modo dilettantistico in cui l’hanno presentata lo dimostra. La Champions resta la competizione più amata. Non ho capito perché uno come Andrea Agnelli, che mi ha sempre dato l’impressione di essere intelligente, abbia agito così.

Agnelli
Agnelli (ANSA)

Indipendentemente dalle decisioni del 15 dicembre della Corte di Giustizia dell’Unione europea, la Superlega è morta: nessuna tedesca, inglese e francese la farà mai. Le italiane? Conosco bene Marotta e so che gli piacerebbe guadagnare qualcosa in più. Ma a quale prezzo?…”

Calcio malatoAnche grazie allo stesso Agnelli. City e PSG, questo è la realtà, hanno drogato il mercato con soldi di Stati esteri portando il mercato fuori controllo ogni anno di più. Il Bayern ha una filosofia diversa, sempre con il bilancio in attivo da 30 anni.

Rummenigge contro Agnelli e non solo: fissati gli obiettivi del Bayern Monaco

Vogliamo vincere ma senza chiedere soldi alle banche, seguendo la mentalità tedesca. Investiamo quello che guadagniamo. E i tifosi hanno una responsabilità, anche finanziaria, nei club”.

Dichiarazioni importanti di Rummenigge non solo contro Agnelli ma anche sul futuro del Bayern Monaco dove i tifosi bavaresi sono anche impegnati finanziariamente nel club.

Rummenigge anche sui Mondiali sull’assenza dell’Italia

“Chi vince? Una tra Brasile e Argentina, al di là del debutto choc, forse più i brasiliani. Se Neymar gioca come nel Psg sarà dura per tutti. La Germania? Parte a fari spenti e anche per questo può essere la sorpresa: Musiala ha 18 anni, è un talento naturale, si muove in modo eccezionale. Le cose sono migliorate con Flick dopo Low, la vittoria del Mondiale 2014 ha complicato le cose, Low doveva rinnovare la squadra, ma ha prevalso come spesso accade la gratitudine”.

L’assenza dell’Italia? Nessuno la capisce, già uno era più che sufficiente. L’Italia è tra le più grandi squadre del mondo ed è una mancanza pesante quella bandiera: è un danno per il vostro Paese, ma anche per tutto il calcio”.

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