A Parigi hanno deciso di bloccare una zona di spaccio innalzando un muro contro la droga: la Francia si divide sul simbolo, ma la zona è presa d’assalto.
C’è stato bisogno di un muro nella periferia nord-est di Parigi per fermare il traffico di droga. A poco sono serviti i controlli, i sequestri e gli arresti fra tra la Rue du Chermin-du-Fre e il vicino comune di Pantin. L’obiettivo, dichiarato, è limitare il consumo di crack. E anche il via vai di tossicodipendenti, in una zona in cui la vita per gli abitanti è diventata difficile. C’è stato bisogno di un’altra evacuazione. Una delle tante per i tossicodipendenti della zona, che spesso oppongono resistenza e creano disagi.
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Tutto ciò ha quindi portato il ministro Gerald Darmanin, a definire delicata l’operazione effettuata contro una cinquantina di tossicodipendenti, e a scegliere di costruire un vero e proprio muro che chiude un sottopassaggio. Alcuni cittadini lo hanno definito “il muro della vergogna”, accostando l’opera a quella di Berlino o di Trump e ancora di Gaza. Fa discutere “il simbolo”, un’opera che storicamente evoca ricordi delicati. Il ministro della giustizia Dupond-Moretti ha definito l’opera come una prima soluzione per prendere tempo, dichiarando che nei prossimi giorni arriverà quella definitiva. E intanto diversi cittadini chiedono sicurezza nella zona, mentre la presidente della regione di Ile-de-France, Valerie Pècresse chiede l’apertura di un centro di disintossicazione contro il crack, la cui diffusione sta mettendo in ginocchio l’intera Francia.
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