Roberto Gualtieri vince a Roma le primarie farsa: ecco perché

Con oltre il 60% dei voti l’ex Ministro del Governo Conte Roberto Gualtieri vince le primarie per la candidatura a sindaco di Roma, ma non è tutto oro quello che luccica, per alcuni si è trattato di primarie farsa. Cosa c’è di vero?

Gualtieri Primarie farsa

Domenica 20 giugno, dalle 8 alle 21, si sono tenute a Roma le primarie della coalizione di centrosinitra per scegliere il candidato da opporre al campione del centrodestra Enrico Michetti. Si è votato anche per scegliere i candidati a Presidente dei 15 municipi della Capitale.

Ai seggi, secondo il Comitato Promotore Tu, Noi, Roma si sono recati 48624 elettori di centrosinitra, l’asticella del flop era fissata a 40.000, circa 1300 in più rispetto alle ultime primarie, quelle del 2016. Ma meno della metà rispetto a quelle che nel 2013 incoronarono come candidato Sindaco Ignazio Marino, votarano in 100.078. L’effetto Mafia Capitale non pesa solo sui voti reali.

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Ha vinto, anzi ha stravinto Roberto Gualtieri che ha raccolto 28.561 voti, pari al 60,64% dei voti totali. Alle sue spalle Giovanni Caudo con 7388 preferenze ed il 15,68% e via a scorrere con percentuali di voti sotto il 7% Paolo Ciani, Imma Battaglia, Stefano Fassina, Tobia Zevi.

Tutto molto bello. “Bella a buasserie, bello l’armadio, belle e cassapanche… bello, bello, bello tutto… bravo… grazie”. Ma è davvero tutto oro quello che luccica o siamo già all’“adesso te ne poi pure annà”?

Roberto Gualtieri incoronato da Primarie Farsa? Tutti i dubbi in campo

Il dubbio è che sia davvero così per almeno tre validi motivi. Il primo Roberto Gualtieri era di fatto senza aversari o quanto meno aveva contro cinque piccoli indiani. Avversari talmente poco preoccupanti da essere eliminati senza colpo ferire dal fac simile di Scheda ufficiale postato dal Partito Democratico di Roma sulla propria pagina facebook ufficiale.

Per l’ex Ministro delle Finanza del Governo Conte, quello per intenderci che aveva previsto zero euro per Roma Capitale nella stesura del PNRR  il Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza, un rigore a porta vuota.

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Il secondo motivo è legato, come sempre in Primarie di partito organizzate senza controlli di terze parti come negli Stati Uniti, alla tipologia dei votanti. Questa volta non serviva nemmeno la scheda elettorale come nelle precedenti tornate. Bastava un documento (ma quale Autorità ne controllava la veridicità?) il che ci porta alla terza questione.

Chi sono i 48.000 votanti? Quanti sono davvero elettori di centrosinistra? Quanti avevano la consapevolezza della questione in gioco? E soprattutto quanti erano i cosiddetti “cammellati” quelli portati al voto in cambio di poche decine di euro compresi i 2 per sottoscrivere la Carta di Intenti?

Sia sui social che nelle note ufficiale di agenzia sono decine le segnalazioni. Ne riportiamo alcune. Dai tanti bengalesi in fila nel 5 Municipio, alle “leggerezze ai seggi” indicate dal secondo classificato Caudo per non tacere, dall’“Abisso etico” evocato da Imma Battaglia al “Neanche parlano italiano e votano” di un Presidente di seggio in un Municipio a ridosso del Centro di Roma.

Insomma la solita maionese impazzita che il giorno dopo viene esaltata sui social e sulla stampa convenzionale ma che, al dunque, viene bocciata dagli elettori. Ci sarà un motivo se esclusa la parentesi di Ignazio Marino, peraltro interrotta dagli stessi alleati, il Partito Democratico non vince le elezioni per il Sindaco di Roma dal 2006.

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