Euro 2020, Belgio-Italia l’arbitro è un ex…carcerato: il racconto di Vincic

Euro 2020, tra pochi giorni si riprende: in programma, domani sera, Belgio-Italia- L’arbitro del match è lo sloveno Vincic, con un passato in carcere…

Slavko Vincic (screenshot video YouTube)

La Nazionale di Roberto Mancini è pronta a regalare un’altra gioia ai propri sostenitori. Gli azzurri sono in partenza per Monaco di Baviera, dove domani sera, alle ore 21, affronteranno il Belgio di Romelu Lukaku. Siamo ai quarti di finale e la speranza è quella di volare nuovamente a Wembley. Nel frattempo è arrivata anche la designazione ufficiale degli arbitri che saranno impegnati in Belgio-Italia. Il fischietto dell’incontro sarà lo sloveno Slavko Vincic (aiutato dai suoi connazionali assistenti Tomaz Klancnik e Andraz Kovacic). E’ la terza gara che arbitra in questo torneo (dopo Spagna-Svezia e Svizzera-Turchia).

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Quello che fa discutere molto dell’arbitro sloveno non sono tanto le sue prestazioni in campo, ma quello che successe fuori. Come nel maggio del 2020 quando fu arrestato dalla polizia. Motivo? Era coinvolto in una indagine legata alla prostituzione. In quel momento si trovava in un casolare a Bijeljina, in Bosnia Erzegovina.

Durante l’operazione furono sequestrati armi e cocaina. La polizia accusò Vincic di essere uno dei clienti di queste ragazze guidate da Tijana Maksimovic, a sua volta fermata mente cercava di attraversare illegalmente il confine in una barca con altre tre ragazze.

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Belgio-Italia, l’arbitro è Vincic. Il suo arresto fu un equivoco

Solo dopo pochi giorni l’arbitro venne rimesso in libertà. Ha spiegato che era tutto un equivoco ed era stato incolpato di una falsa accusa. In una recente intervista aveva ammesso che aveva accettato di andare a pranzo in questo luogo, ignaro di quello che sarebbe successo dopo. In quel momento si trovava con la sua compagna fino a quando non è arrivata la polizia e gli ha messo le manette.

Slavko Vincic (screenshot video YouTube)

Il casolare? Si trovava per pura casualità, visto che ha una azienda ed in Bosnia si trovava per motivi di lavoro. Ha negato di avere rapporti amichevoli con le altre persone che sono state fermate, visto che non li conosceva assolutamente. Solo dopo l’interrogatorio (come testimoni) li hanno rilasciati, visto che anche la polizia aveva capito che non c’erano collegamenti tra di loro.

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